Presentazione
Generalmente le partiture d'opera, com'è noto, si tramandano manoscritte, soprattutto nel Seicento e nel Settecento, riservate ai collezionisti o agli operatori e dunque esposte al pericolo della distruzione o della corruzione. Invece il testo verbale si consegna stampato agli spettatori, in vista di una messinscena da farsi o per celebrare una rappresentazione avvenuta. Questi programmi di sala, più o meno corredati dalle notizie sull'allestimento, permettono di ricostruire la microstoria del dramma, per o con musica, e conservano le varianti destinate all'esecuzione, compresi gli interventi a penna e i foglietti aggiunti o incollati all'ultimo momento. L'obiettivo dell'impresa, di sicuro troppo ambizioso e in ogni caso perennemente in progress, sarebbe quello di mettere in rete, a disposizione degli studiosi, sezioni crescenti di questo patrimonio, sotto forma di schede.
In origine il lavoro, nato da un lungimirante progetto di Vittore Branca e di Gianfranco Folena, promosso alla fine degli anni '70 dalla fondazione Cini insieme all'Istituto della Enciclopedia Italiana, prevedeva di schedare a tappeto su carta la raccolta conservata a Venezia nell'isola di San Giorgio Maggiore. La celebre collezione, forse la maggiore del mondo, messa insieme in cinquant'anni da Ulderico Rolandi (1874-1951), un medico straordinariamente appassionato al melodramma, vanta circa 35.000 pezzi. Fra questi una piccola parte, che risale all'ultimo '500 o al '600, documenta l'origine dell'opera con testi rari e preziosi. Un terzo comprende drammi seri e giocosi del '700, oratori, intermezzi e farse, con massicce presenze di generi francesi coevi: tragédie en musique, opéra comique, ballet e comédie mêlée d'ariettes. Una buona metà risale all'800, mentre il restante 10% copre il primo '900 di cui si conservano, accanto all'opera, numerosi programmi di sala per concerti vocali e strumentali (Anna Laura Bellina, La collezione Rolandi dei libretti d'opera, in La Fondazione Giorgio Cini. 50 anni di attività per la cultura, il dialogo e per Venezia, a cura di Ulrico Agnati, Milano, Electa 2001, pp. 135-140).
La collocazione fisica dei libretti, decisa dallo stesso Rolandi e mantenuta intatta, secondo l'ordine alfabetico dei compositori, con una vasta sezione separata per le coreografie, imponeva di procedere per musicista, prima coi drammi e successivamente coi balli, e costringeva a inserire convenzionalmente, nelle schede delle edizioni destinate alla lettura, l'indicazione di chi aveva intonato il testo per primo. Con questi vincoli, alla fine degli anni '80 usciva a stampa un campione di circa 350 pezzi (I libretti della collezione Rolandi. Catalogo e indici, a cura di Anna Laura Bellina, Bruno Brizi e Maria Grazia Pensa, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana 1986).
Ma all'inizio degli anni '90, le tristi vicende finanziarie dell'ente fondato da Giovanni Treccani hanno causato il ritardo e infine il naufragio dell'intera pubblicazione. Frattanto, nell'ambito dei progetti noti come «giacimenti culturali», previsti dall'articolo 15 della legge finanziaria del 1986, era stata varata un'impresa triennale denominata A.CO.M. (Archivio Computerizzato Musicale Veneto) che prevedeva la schedatura del fondo Rolandi con altre raccolte cittadine minori. Alcuni fra i curatori di questo sito hanno fatto parte del comitato che ha ideato la ricerca fin dall'inizio, determinandone i criteri scientifici, ma non sono stati messi in grado di eseguire il controllo di qualità sul prodotto finale. Quindi si sono allontanati il più possibile dallo staff, perché non desideravano (né tanto meno desiderano oggi) legare i propri nomi a un esito che, alla prova dei fatti, si è rivelato pieno di errori, costellato di lacune e perfino estremamente farraginoso dal punto di vista informatico, sia per l'immissione che per l'estrazione dei dati, riversati in SBN, chissà perché, dieci anni dopo la conclusione dell'iniziativa.
Nel 2001 la fondazione Cini, forse consapevole dei risultati A.CO.M., tutt'altro che soddisfacenti (a dir poco), ha commissionato un nuovo inventario elettronico della collezione, incaricando coloro che si occupano di questo progetto di curare l'apertura di un sito. Siccome in un campione stocastico di sole 1.500 schede si possono contare circa 6.000 operatori diversi (musicisti, librettisti, cantanti, enti, ecc.) e seguire le loro vicende o carriere, idealmente si voleva costituire una specie di elenco telefonico dell'opera e della sua diffusione, con indirizzario, ragione sociale e pagine gialle. Dopo una breve fase di lavoro, velocemente e bruscamente interrotta, nel 2005 il Dipartimento per lo Spettacolo e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con Arcus s.p.a., di cui lo stesso Ministero sembrerebbe l'unico azionista, hanno finanziato con un milione di euro il cosiddetto progetto Echo, patrocinato dalla Regione Veneto e dal Comune di Venezia, che prevedeva la scansione dei 35.000 pezzi. I curatori di questo sito ignorano totalmente la composizione del comitato scientifico della costosa iniziativa. I risultati dell'impresa triennale, che doveva concludersi nel 2008, non sono ancora disponibili, se non in minima parte.
Per ora l'utente dovrà, se crede, accontentarsi di questo sito che rispecchia giocoforza le complicate vicende pregresse e qui sommariamente esposte, testimoniando quattro fasi di lavoro distinte.
La prima riguarda la ricognizione del fondo Rolandi, che si prevedeva a tappeto rinviando l'esame dettagliato dei balli. A questo periodo appartengono le schede relative ai drammi intonati dai compositori il cui nome comincia con le lettere A, B, C e D, da Abadie a Donizetti. Dopo le verifiche di rito, i dati dell'A.CO.M., visto lo stato dell'arte (si fa per dire), non sono stati nemmeno presi in considerazione. Rispetto all'impresa varata nel 2001 e subito interrotta, si sono introdotte numerose correzioni e migliorie, confezionando ex novo il programma d'immissione e modificando radicalmente quello di presentazione.
La seconda fase parte da un presupposto diverso. Sul piano della storia della messa in scena, fra i repertori cartacei dei libretti secenteschi e settecenteschi, brilla un'impresa celebre e meritoria: il monumentale censimento promosso da Claudio Sartori che, sia pure con un sistema di schedatura non esaustivo e con indici selettivi, rimane da tempo un imprescindibile punto di riferimento per gli studiosi. Nulla di simile esiste per l'800 ossia per gli anni che videro attivi i musicisti italiani più noti ai quattro angoli della terra. A parte i numerosi cataloghi a stampa di raccolte o di allestimenti, più o meno affidabili, si avverte la mancanza di uno strumento di consultazione che tenda alla completezza. Certo, solamente per immaginarlo, è necessaria una buona dose d'incoscienza pericolosa e di coraggio insensato. Ma il fiore all'occhiello della raccolta Rolandi è costituito proprio dai libretti dell'800, con vastissime sezioni dedicate alle opere dei compositori italiani rappresentate in Europa e nell'intero pianeta. E dato che Giuseppe Apolloni, Bellini e Donizetti erano già presenti nel sito con circa 1.500 pezzi, si è deciso di puntare direttamente al patrimonio del XIX secolo e di prendere in considerazione i testi del fondo Rolandi intonati da Rossini, da Verdi e dai cosiddetti minori: Generali, Mayr, Mercadante, Meyerbeer, Pacini, Pavesi, i fratelli Ricci, Vaccai, ecc.
Durante la terza fase è stata eseguita la schedatura dei libretti del fondo Torrefranca, circa 3.200 esclusi quelli attestati da numerose copie identiche, situati nel conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e ordinati alfabeticamente per titolo (Emanuela Negri, Sabina Carboni, Francesca Gatta e Livio Aragona, Catalogo dei libretti del conservatorio Benedetto Marcello, Firenze, Leo S. Olschki 1994-1995).
La quarta fase consiste nell'inventario dei balli Rolandi e Torrefranca, circa 4.900, che prevede al momento collocazione, titolo, coreografo ed eventuale riproduttore, musicista se c'è, teatro, città, stagione, anno, rinvio diretto all'opera che contiene la descrizione, se già presente nel sito, oppure l'indicazione «sta in» nel caso contrario. Per ora la scheda completa, con personaggi e interpreti, risulta eccessivamente onerosa.
Allo stato attuale le quattro fasi, necessariamente parziali benché numericamente rilevanti, sono state portate a termine, esaurendo per intero la collezione Torrefranca. Il lavoro si è svolto grazie ai finanziamenti erogati non dalla fondazione Cini, che rimane estranea all'impresa, pur avendola promossa e sostenuta con alterne vicende in passato, bensì dall'università di Padova e dal MIUR.
La scheda informatica, elaborata a partire da quella cartacea, è costituita da tre sezioni che restituiscono la fisionomia del libretto e dell'evento scenico da esso documentato: trascrizione del frontespizio e descrizione del pezzo; rilevazione dei nomi (luoghi, autori, personaggi e interpreti, scenografi, costumisti, macchinisti, coreografi, direttori d'orchestra, ecc.); osservazioni dello stesso Rolandi, talora aggiornate coi risultati della storiografia più recente. L'interrogazione può essere libera, incrociata o guidata; semplice (titoli, luoghi, incipitari di arie, personaggi, interpreti e altri operatori) ma anche molto complessa (storia dei generi, carriere di artisti, alterne vicende d'imprese editoriali e teatrali). Negli indici sono stati lemmatizzati i titoli, i librettisti, i coreografi, i musicisti, le città di rappresentazione o di edizione nella forma attuale o in quella prevalente ma non i teatri né le ragioni sociali degli editori.
Si ringraziano fin d'ora i visitatori che saranno così gentili da segnalare al webmaster gli errori, le omissioni e le incongruenze. Per il futuro non si esclude affatto la possibilità di una banca dati partecipata. Vi aspettiamo.
A.L.B.